“Vandelli non fa parte di quegli artisti predestinati che nell’arte hanno subito riconosciuto una loro vocazione irrinunciabile. Per lui l’arte è stata una conquista arrivata in quella fase della vita in cui ci si rende conto che non si sarà giovani per sempre. Nell’arte Vandelli è riuscito a recuperare il meglio che la gioventù aveva lasciato nella sua anima.”
(Vittorio Sgarbi)
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Il volume, curato dal prof. Vittorio Sgarbi, è stato presentato al pubblico durante l’inaugurazione dell’ultima mostra “Sangue”, tenutasi il 26 novembre 2022 a Bologna nella galleria 212 Spazi Espositivi di Via Galliera.
Una monografia dell’artista, di 200 pagine, tra testi critici e opere, che ripercorre dalle origini l’evoluzione artistica del maestro Marcello Vandelli, addentrandosi nel suo vissuto, elemento fondamentale per comprendere appieno le sue opere.
Importante sottolineare l’incipit, scritto da Vittorio Sgarbi, dove si delinea un’identificazione artistica definita come Neo Pop, una miscellanea di stili tra la Pop Art, il simbolismo, l’informale, unica nel suo genere e distintiva della produzione di Vandelli. Di seguito un breve estratto.
Fanno un premio d’arte a mio nome e lo vince nella prima edizione Marcello Vandelli (non sentitevi in colpa se qualche volta vi scappa di chiamarlo Maurizio, come il cantante dell’Equipe 84, è pressoché scontato che succeda). Potrebbe Vandelli Marcello risultarmi indifferente? No di certo, specie adesso che, con l’avanzamento dell’età, sono diventato più sensibile agli aspetti della vita di carattere più sentimentale, se così si può considerarli. Di Vandelli, per la verità, avevo già scritto, brevemente, ma in maniera non ordinaria o avventata, mi permetto di dire, se è vero che anche altri commenti critici venuti dopo il mio hanno ripreso alcuni dei concetti espressi nella circostanza. Ma non poteva finire lì. C’era altro da dire e altro che Vandelli voleva che dicessi. Qualche anno di pausa, ed ecco arrivata l’occasione propizia. Non saranno lesinati gli sforzi per cercare di sfruttarla bene.
Vivere prima
Vandelli non fa parte di quegli artisti predestinati che nell’arte hanno subito riconosciuto una loro vocazione irrinunciabile. No, per lui l’arte è stata una conquista acquisita in età già abbondantemente adulta, arrivata in quella fase della vita, comune a tutti gli esseri senzienti e pensanti, in cui ci si rende conto che non si sarà giovani per sempre, come prima ci si era illusi di essere. E’ un momento delicato, come sa chiunque l’abbia vissuto (guai a quelli a cui non è ancora successo, vuol dire che hanno ancora tanto da imparare dalla vita). Ci si accorge di avere bisogno di ridefinire la propria collocazione rispetto a sé stessi e al mondo di cui si è partecipi, quella a cui si era fatto riferimento in precedenza non funziona più, non porta sufficiente soddisfazione, lasciando troppo vuoto dentro che non può rimanere scoperto, lo si deve riempire in qualche modo, pena l’inquietudine, la frustrazione cronica. […]
Pop, non pop, nuovo Pop
[…] Insomma, tornando a fare i conti con Vandelli, se c’è simbolismo soggettivo c’è di norma poca Pop Art, e in lui non c’è dubbio che il simbolismo soggettivo ci sia, sta alla base della sua idea di pittura come psicogramma e svelamento in costante simultaneità. Quindi dovremmo dedurne che sia improprio ritenere Vandelli un artista pop? Sì, se ci riferiamo alla Pop Art canonica che prima si è provato a definire. No, se consideriamo la pittura di Vandelli un terreno sui generis in cui la conciliazione fra simbolismo soggettivo e istanze di massima della Pop Art risulta possibile così come precedentemente non escluso. […]
Monografia di Marcello Vandelli, firma Vittorio Sgarbi – Il Giornale del Lazio
di Bruno Jorillo – Il Giornale del Lazio – 12/12/2022
Sarà in vendita già da fine dicembre la monografia del Maestro Modenese, Marcello Vandelli, firmata dal Critico per eccellenza Vittorio Sgarbi. Un ‘analisi precisa quella di Sgarbi che da anni segue Marcello Vandelli nel suo percorso artistico e che, dopo un premio a lui dedicato e che Marcello Vandelli si aggiudica, decide di osservare con maggiore attenzione l’arte del Maestro Modenese, circostanziandone le tappe più importanti, vagliandone attentamente il contenuto e cercando di delineare le linee guida di quelli che saranno gli sviluppi successivi. ” Di Vandelli, per la verità, avevo già scritto, brevemente, ma in maniera non ordinaria o avventata, mi permetto di dire, se è vero che anche altri commenti critici venuti dopo il mio hanno ripreso alcuni dei concetti espressi nella circostanza. Ma non poteva finire lì. C’era altro da dire ed altro che Vandelli voleva io dicessi. Qualche anno di pausa, ed ecco arrivata l’occasione propizia. Non saranno lesinati gli sforzi per cercare di sfruttarla bene” scriverà Vittorio Sgarbi. Ed ancora ” Marcello Vandelli non fa parte di quegli artisti predestinati che nell’arte hanno subito riconosciuto una loro vocazione irrinunciabile. No, per lui l’arte è stata una conquista acquisita in età già abbondantemente adulta, arrivata in quella fase della vita, comune a tutti gli esseri senzienti e pensanti, in cui ci si rende conto che non si sarà giovani per sempre, come prima ci si era illusi di essere”. Un’analisi introspettiva dunque che coinvolge l’uomo prima ancora che l’artista e che con la straordinaria capacità critica di Sgarbi, arriva persino silenziosamente a farli dialogare. Molte le opere visibili, vari anche i testi critici inseriti, in un viaggio in cui vengono coinvolte tutte le persone che hanno abbracciato l’arte di un artista che nel simbolo, ha trovato lo strumento per poter esplicitare tutto il suo mondo emotivo ed emozionale.