I miei nonni hanno vissuto la guerra ed i ricordi più belli che hanno segnato la mia infanzia, paradossalmente, erano legati ai loro racconti. In una terra come quella Sicula, la felicità di quel periodo, nelle fredde serate di inverno, si manifestava intorno ad un grande braciere, una struttura rotonda in rame, adagiata su una base in legno, in cui si era soliti riscaldarsi i piedi.
Un tempo si viveva cibandosi del nulla e la felicità era qualcosa che riusciva ancora a stupire, era qualcosa che profumava di magia e che rimandava al dolce calore.
Parto da un’opera che mi ha molto colpito e che è riconducibile al simbolismo di Marcello Vandelli dal titolo “Persuasore Occulto” per porre l’accento su quanto oggi sta accadendoci.
Da tempo, viviamo in una società che propone modelli esistenziali inclusivi. Tutto l’ipoteticamente irraggiungibile, viene messo dentro. La nostra mente, diviene il propulsore inedito di contenuti variegati che spesso, pur raccogliendo la molteplicità, ci danno la sensazione di brancolare nel vuoto. Il rischio che inconsciamente tutti noi corriamo, è quello di assistere ad un depauperamento personale dato dal mancato allineamento tra l’essere e l’apparire, tra l’involucro e l’essenza.
Che L’Italia debba fare i conti con l’assenza di personale medico ed i costi delle siringhe, in piena campagna vaccinale, potrebbe definirsi vergognoso in altri paesi ma nel nostro paese tutto ciò che è default, si configura ormai come normalità. Abbiamo investito i nostri soldi sui monopattini, sui banchi e sedie in ambito scolastico, abbiamo puntando la nostra attenzione forse su delle rotelle di cui i nostri cervelli, in questo particolare momento storico, sembrano essere totalmente carenti!
Ed allora, a volte tocca chiedersi con molta tristezza perchè sia stato proprio quel persuasore occulto ad avere la meglio, rendendoci creature fragili, di facile gestione. Anche noi siamo in guerra, in piena guerra e se non ritroveremo in noi la forza per poter semplicemente realizzare rincorrendo una risoluzione, potremo forse essere i depositari esistenziali del superfluo e della rigida apparenza, desiderosi inappagati della parola Amore.