L’arte di presagire emozioni e sentimenti collettivi è il punto forte della produzione di Marcello Vandelli, artista modenese e cosmopolita, cittadino del modo. L’angoscia, l’inquietudine e la voglia di scavare dentro l’animo caratterizzano le notti creatrici dell’artista da sempre e adesso sono familiari a tutti noi che cerchiamo di dare risposte e soluzioni ad un presente incerto.
L’introspezione di Vandelli presagisce quell’introspezione a cui tutti noi siamo stati chiamati in un momento storico in cui la socialità è stata vissuta come il male maggiore, in cui ognuno di noi volontariamente o involontariamente è stato chiamato a riflettere su se stesso.
Anche chi corre, chi va spedito, chi è avvolto nel tunnel del sistema vorticoso e veloce che caratterizza il nostro secolo si è fermato e si è guardato dentro facendo un bilancio del proprio operato, cercando di dosare e calibrare oltre le distanze anche i valori, quei valori che spesso dimentichiamo. Se le nostre città deserte, inanimate e svuotate dal Covid-19 apparivano già nelle Piazze d’Italia di Giorgio de Chirico, paesaggi urbani sospesi e malinconici, lo stato d’animo dell’uomo chiuso nel proprio antro in notti insonni a riflettere su ciò che è stato e ciò che sarà era già familiare a Marcello Vandelli, che da sempre nella sua arte ha trasposto il frutto di quell’introspezione.
In primis i ricordi: nelle silhouette nere i corpi di donna richiamano quel flash nella sua memoria della prima donna nuda, visione rubata nell’adolescenza, quando nascosto con degli amici sbircia la zia di uno di essi mentre con una tinozza si lava; le teste rotanti su una giostra, quelle degli amici che lo lasciano a causa di una vita sregolata; l’incubo dell’AIDS che dopo un viaggio a New York e il bacio di una sconosciuta si insinua nella sua mente. I ricordi lasciano cicatrici, solchi e vuoti, quei vuoti che Marcello riempie rievocando nelle sue tele fantasmi del passato quasi con un’azione catartica. Col suo modo di raccontare e raccontarsi Marcello si fa conoscere e apprezzare come artista dal 2000.
A ricordo degli eventi sismici del 2012, espone l’opera “Ancora Christi” sulla facciata principale del Palazzo comunale di Mirandola: quella àncora tornerà ricorrente nella sua arte, simbolo di un solido aggancio alla realtà ma anche di un forte legame con chi i valori più saldi e positivi glieli ha trasmessi e non c’è più. Un animo inquieto quello di Vandelli, caratterizzato da un dualismo che è quasi un ossimoro tra angoscia e giocosità.
Il suo animo da fanciullo lo aiuta a donarsi e a donare la sua interiorità attraverso quella catarsi che metabolizza l’angoscia e la tramuta in creazione artistica. Il frutto di tale lavoro interiore non può che essere un linguaggio profondo, intrigato ed intrigante, che spinge il fruitore a riflettere ed interrogarsi, a fare i conti con se stesso e con la propria interiorità.
L’estro creativo, l’amore per il colore e per la materia cromatica aprono lo scenario ad una sperimentazione che non ha mai fine, che non si quieta, che si dona come continua evoluzione. Vandelli gioca con i ricordi senza volto per raccontare degli stati d’animo.
Da artista colto ed eclettico, amatore della Pop-Art italiana e di Modigliani, osserva e filtra gli interpreti delle avanguardie artistiche ma non li assorbe, perché il suo linguaggio è unico come unica è la sua interiorità che si traspone con una chiara e ben identificabile cifra stilistica nel Panorama Artistico Contemporaneo di cui è un egregio narratore.
Leonarda Zappulla
Le opere di Vandelli descrivono un artista eclettico legato alla rappresentazione dei paesaggi dell’animo.
Le sue silhouette campeggiano su fondi astratti informali, diventando elementi tramite cui l’interiorità viene trasmessa anche in assenza delle espressioni fisiognomiche, bensì attraverso l’estrinsecazione dello stato d’animo interiore che investe tutta la composizione al di fuori delle sagome:
in maniera rivoluzionaria l’autore esprime l’io interiore al di fuori dell’io, svuotando le figure dalla loro fisicità e riempiendo gli spazi di pura emotività, che investe il fruitore con la sua potenza cromatica.
Les œvres de Vandelli déscrivent un artiste éclectique lié à la raprésentation des paysages de l’âme. Ses silhouettes ressorten sur les fonds abstraits informels, deventant des éléments par lesquels l’intériorité est tranmis aussi en absense des expressions physiognomoniques, mais à travers l’estériorisation de l’état d’âme intérieur que placent la composition en dehors des silhouettes: en maniére révolutionnaire l’auteur exprime le moi intérieur vidant les silhouettes de leur matérialité et remplissant les espaces de pure émotivité impliquant l’obsevateur avec sa puissance chromatique.
Leonarda Zappulla
Un’arte enigmatica e simbolica quella di Marcello Vandell, fatta di lampi, bagliori, bui ed ombre, un’arte vissuta come esperienza interiore in cui le figure si stagliano in un tempo sospeso e solo idealmente appaiono come sintesi di una rarefatta idea di mimesi.
L’artista mescola i pigmenti con maestria conferendo al suo linguaggio pittorico un’intrisa musicalità che si nota nell’opera “Le Nemesi“, in cui ombre e sfumature sono giocate sulle variazioni tonali di poche cromie.
Il segno si carica di colte rievocazioni che fondano le loro radici nella conoscenza dei grandi maestri del ‘900 italiano per essere ridate ai fruitori in chiave del tutto personale e contemporanea.
The art of Marcello Vandelli is enigmatic and symbolic, made of flashes, glows, blinds and shadows, an art lived as an inner experience in whitch the figures stand out in a suspended time and only ideally appear as a synthesis of a rarefied idea of mimesis.
The artist mixes pigments with mastery, giving his pictorial language an intricate musicality that is very noticeable in the work “The Nemesis“, in witch shadows and shades are played on the tonal variations of a few colors.
The sign is loaded with cultured re-enactments that have their roots in the knowledge of the great Italian masters of the 20th century to be given back to the users in a completely personal and contemporary way.
Leonarda Zappulla