di Michele Fuoco, 29/08/2021
I lavori dell’artista di San Felice presentati a Roma Il plauso di Vittorio Sgarbi “sentiremo a lungo parlare di lui”.
Nuova tappa fondamentale per il percorso espositivo di Marcello Vandelli. L’artista di San Felice ha esposto le sue opere presso la Galleria della Tartaruga a Roma, prestigioso spazio in via Sistina, considerato il foyer culturale internazionale per creativi e uomini di cultura che hanno saputo riflettere sul loro lavoro e mettere a confronto le loro idee.
«Nel 1968 Giosetta Fioroni – si legge in una nota informativa – inaugurò il Teatro delle mostre e la sua forza creativa servì a porre le basi per quello che sarebbe stato un rapporto del tutto nuovo e singolare tra l’arte e il pubblico. Nel 1984 la Galleria chiude ma Vandelli, affascinato dal magico alone che quel periodo evoca, è in via Sistina, nell’omonima Galleria dove decide di portare la sua arte.
La sua opera si pone in una dimensione simbolica, come indica anche Vittorio Sgarbi che sostiene che “Vandelli dipinge al solo scopo di non annoiare se stesso e questo su di lui la dice tutta. Lui non si identifica con altri autori simbolici ma se ne discosta ed è in questo che consiste quella diversità che lo identifica. Vandelli non ha una chiave univoca con la quale identificarsi ed il vederlo “diverso” in ogni sua opera, denota coraggio. Straordinario coraggio, lui non è Schifano non è Fontana, è semplicemente Vandelli… e qualcosa mi dice che di lui sentiremo a lungo parlare».
Ma il 62enne artista non ama essere imprigionato in categorie specifiche. Gli piace cambiare continuamente linguaggio e non essere collocato in una determinata corrente.
«Essere artista è quello che si è al di fuori delle parole e dentro il colore, l’immagine. Se si guardano i miei quadri, si capisce che sono influenzato da tante cose, situazioni, dalle emozioni, inquietudini che esse mi procurano e che esprimo con un mio particolare codice cromatico. Mi considero un artista anomalo».
Sgarbi ha scritto, in altra occasione, che «la sua arte scardina, proponendo di volta in volta stili diversi ma che mantengono una sola forma». Non fa misteri che sulla sua pittura hanno influito Schifano, Festa e Angeli. Tra le diverse definizioni anche quella di “Maledetto angelico”, attribuitagli dal critico Paolo Levi.
Vandelli ha una particolare vocazione per Roma. «Sono innamorato di Roma. Quando vado a Trastevere ho nostalgia degli anni Sessanta e Settanta, degli artisti romani».