“LA DIFFERENZA TRA L’ARTE E LA VITA E’ CHE L’ARTE E’ PIU’ SOPPORTABILE”
Le mie intuizioni artistiche sono l’espressione di uno spirito tormentato che vuole esplodere in un grido liberatorio.
Sono un’intensa esplosione di energia psichica che trova evidenza nella contrapposizione tra linee rette e curve, colori caldi e luminosi, freddi e cupi. Ossessionato dalle problematiche della vita e della morte, i pensieri si trasformano in parole, colori, forme, rappresentando la condizione esistenziale dell’uomo moderno, afflitto dalla solitudine, dall’incomunicabilità, dell’angoscia.
Il malessere interiore conduce all’introspezione, alla chiusura verso il mondo esterno, alla solitudine. Questa condizione, apparentemente negativa induce al ragionamento e alla conoscenza del sé… e lo spirito si eleva, emerge dall’abisso, rinasce.
L’arte diventa il tramite verso liberazione e ritrovata consapevolezza.
L’arte, concreta, affidabile, solida, nella sua rappresentazione si riconduce alla terra. Simbolo della materia primordiale, nutriente e fertile, racchiude in sé le caratteristiche del grembo materno che accoglie la vita e la alimenta con costanza, forza, pazienza.
Marcello Vandelli nasce il 28 Agosto del 1958 a San Felice sul Panaro, in provincia di Modena.
La sua vita personale è costellata di esperienze, avventure ed imprevisti che hanno permesso all’artista nascosto in lui di nascere e crescere. Dopo aver girato il mondo ed essere tornato nelle sue terre d’origine, Vandelli inizia a creare. Dai gesti più elementari trae vigore e nel colore trova lo strumento per far esplodere la sua creatività. La giovane vitalità dell’artista si mostra a partire dagli anni 2000, quando Vandelli, non proprio timidamente, inizia a dipingere come un Pollock redivivo nel fienile di sua proprietà, a contatto con la memoria della sua terra e spiritualmente vicino ai grandi maestri che lo hanno cresciuto. Facendo vibrare giorno dopo giorno colori e sensazioni nei suoi pannelli, Vandelli ora si mostra e si lascia osservare.
Nelle sue strofe pittoriche non si nasconde una storia, un tema, un’immagine: nel suo stilema si racchiude un mondo fatto di ricordi e visioni, di geometrie spurie e di colori fin troppo puntuali. Il suo carattere sempre innovatore e rivoluzionario non lo rende costretto e nessun–ismo può contenerlo. Non è necessario cercare né il significato né il perché: osservare e sentire. Egli è onirico più che descrittivo, narratore più che fotografo, ermetico più che esplicito: Vandelli non chiede di essere capito né vuol essere esaustivo ma propone delle sensazioni, delle esperienze e delle visioni. Ogni occhio deve osservare e ogni coscienza può interpretare.
L’arte di Marcello Vandelli
è la realizzazione di lampi pittorici visionari, frammenti di un inconscio dalle radici antiche. Sono magistrali alchimie di forme e di colori, intuizioni che appartengono all’invisibile filigrana dell’anima di un artista talentuoso.
Illuminazioni fulminee, rivelazioni approdate istantaneamente sul supporto nella loro completezza, costituiscono una sorta di anticamera ispirativa per approdare a un’esecuzione che progredisce segno dopo segno, campitura dopo campitura.
Sono passaggi dove Marcello Vandelli si attiene al suo codice alchemico, e dove gli ingredienti basilari sono rappresentati dalla convivenza equilibrata di rabbia e di allegria, di sogno e di realtà.
Sono momenti esecutivi che rappresentano un gioco delle parti su un palcoscenico allusivo, di cui solo l’autore possiede la chiave d’accesso.
Le sue composizioni di arcane simbologie esprimono il dettato che proviene da tensioni intime inarrestabili, senza le quali Marcello Vandelli non potrebbe portare a compimento dipinti di simile fattura immaginifica.
Egli infatti
agisce secondo un suo codice cromatico, che è poi il riflesso materico delle sue inquietudini.
Ed è per questo che la sua innata gioia di vivere non gli impedisce di cogliere i rovelli di Anime perdute, una pagina pittorica suadente, una struggente composizione sulla soglia dell’astrazione; o l’esemplarità simbolica del costrutto Ancora Christi, una riflessione sul sacro e nel contempo messaggio profano, da non intendere quindi solo come rappresentazione in chiave squisitamente religiosa.
In questi lavori è in piena evidenza che Marcello Vandelli usufruisce del dono dell’intuizione, di cui la natura lo ha dotato con visibile generosità, e di cui egli fa perfetto uso. Appartiene all’immanenza della sua quotidiana utopia di artista guerriero e di pittore interiormente fanciullo, l’addolorarsi di quanto poco il mondo che lo circonda riesca ad afferrare i suoi messaggi, sia dal punto di vista estetico che di contenuto.
In verità, il solo possibile approccio alle sue ermetiche folgorazioni di pittura narrativa, lo si affronta appropriandosi della superficie del quadro, seguendo la voce del titolo che ci inoltra in un territorio dove la percezione visiva non ha risposte certe.
O meglio, una risposta possibile sta nel considerare ogni composizione di Marcello Vandelli come un prezioso e ineludibile tassello di un grande puzzle, un macrocosmo vibrante di colori per raccontare l’universo, per celebrare l’arte e la vita, nel bene e nel male, con il linguaggio sincero della gioia e dell’inquietudine.
Vandelli delinea ognuna delle sue opere artistiche all’insegna dell’onirico e del simbolico astratto e maledetto. Nessuno dei suoi lavori ritrae soggetti con un volto, poiché è l’indeterminazione del soggetto, già stilizzato e dai cromatici contorni umani in pose comuni, che si eleva dall’astrattismo a soggetto onirico. Nel turbine inestricabile tra apparenza ed essenza.
Vandelli si caratterizza per una pittura fortemente influenzata dalla Pop Art italiana che utilizza secondo le necessità contenutistiche, il linguaggio immediato di ambito realista, simbolista, con il valore aggiunto dell’informale, strutturato nel formato, sempre identico, e secondo una codifica cromatica che tuttavia lascia pur sempre libero l’artista al suo onirismo ed ai suoi moti intimi.
L’Elemento numerologico
L’elemento numerologico che si evidenzia essere ricorrentemente nelle sue opere è il 3, il tre come riferimento artistico, assunto con l’accento volto non solo alla mera geometria triangolare al più esoterica, ma quasi a voler determinare una perfezione fisica capace di esprimere con potenza il senso stesso del significato permeato dal contenuto dell’opera che è essa stessa una creazione .
Il Simbolismo Vandelliano
Nel simbolismo vandelliano il simbolo si traduce in una forma espressiva personale e del tutto autobiografica.
Così scrive il giornalista Riccardo Toffoli:
«Attraverso un simbolo, è possibile tradurre forme espressive che risultano inequivocabili. Questa capacità, è data dall’intensità con cui la figura riesce ad imporsi, e che spesso, risulta essere correlata ad una capacità cromatica molto marcata. Marcello Vandelli ricorre ad un simbolismo del tutto personale, per tradurre le emozioni più variegate che popolano il suo animo ma lo fa con una sensibilità che sembra volere e potere andare oltre e che coglie l’osservatore impreparato portandolo a rimanere impigliato nel suo stesso esistere. A differenza di altri, che anche al simbolismo erano ricorsi, l’uomo Vandelli si compiace nel voler osare, e lo fa in modo squisitamente disarmante e straordinariamente naturale, mettendo in gioco se stesso. Il simbolismo Vandelliano, conserverà nel tempo l’impronta inconfondibile di chi lo ha partorito, nell’incessante progredir di sensazioni altalenanti che hanno vinto e probabilmente a lungo continueranno a vincere, per quella veridicità inconfutabile che riuscirà, nel tempo, a risolvere ogni dubbio. Vittorio Sgarbi, recensendo Vandelli, disse che di lui avremmo sentito a lungo parlare. Io colgo nel simbolismo di Marcello Vandelli una sfida che dubito conoscerà molti rivali e che consegnerà alla storia non solo l’artista ma il percorso di un uomo che volle e seppe mettersi in gioco… al solo scopo di non annoiar se stesso.» |
Marco Grilli, storico e critico d’arte, definisce il Simbolismo Vandelliano con queste parole:
«Quando si parla del Maestro Vandelli non ci si può esimere dal considerarlo un artista simbolista, sebbene il simbolismo Vandelliano vada interpretato in una chiave del tutto diversa da come siamo soliti fare. Il simbolismo è una corrente artistica e letteraria sorta in Francia e diffusasi in Europa sullo scorcio del XIX secolo caratterizzata, in opposizione al realismo ed al naturalismo, dalla tendenza a non rappresentare fedelmente il mondo esteriore ma a creare piuttosto il mondo della suggestione fantastica dei sogni mediante l’utilizzo di allusioni simboliche. Gli artisti ricorsero ad esso con il chiaro intento di superare la pura visività dell’impressionismo in senso spiritualistico, cercando di trovare delle corrispondenze tra il mondo oggettivo e sensazioni del tutto soggettive. Le opere che ne derivavano erano pertanto destinate ad un pubblico colto ma con Vandelli, la sapentia non basta perché se di Simbolismo Vandelliano vogliamo parlare, dobbiamo aver bene in mente che questo trascende ogni canonica considerazione. A Vandelli piace osare e riesce a farlo libero da preconcetti e costrizioni tanto da ricorrere al simbolismo proprio per introdurre nelle sue opere la sua stessa figura. Ed è tutto questo a renderlo inconfondibile, riconoscibile tra centinaia di artisti del mondo contemporaneo, configurandolo come indimenticabile ed intramontabile genio del nostro tempo.» |
Vittorio Sgarbi ha partecipato ad eventi e presentazioni dell’ormai celebre pittore emiliano, ed in tal proposito ebbe a dichiarare:
«Nell’essere, dunque, campo di riflessione filosofica sul senso della vita, l’arte di Vandelli comunica secondo un registro che è lecito definire simbolista, accompagnando ciascuna creazione con apposite legende interpretative. La singolarità sta nel fatto che la simbologia di cui Vandelli si serve è in gran parte inedita, distorcendo molte delle relazioni semantiche fra concetto e immagine a cui siamo abituati. Vandelli, per esempio, è cristiano, ma in un modo anomalo, quasi ereticale, direbbero i più integralisti, al punto da permettersi, come un nuovo campione della patristica, di attribuire al Salvatore una metafora altrove ignota, l’ancora, oppure di capovolgere la simbologia più tradizionale (il pavone, che da emblema del lutto diventa di buon auspicio). Il tutto ricorrendo a una pittura modernissima, estremamente mobile e duttile, il più delle volte in modo poco prevedibile, solo in qualche caso assomigliando al Licini più angelico o allo Schifano più liquido.» |
Il Codice Alchemico
Nel Vandelli uomo si scorge, per il tramite delle sue opere, tutta la dinamica della sua interiore inquietudine, sempre oscillante tra sogno e realtà, tra stati di rabbia e di allegria, tra desiderio e limite, la cui incisività risulta evidente già nel tratto, perché esso stesso esprime forza e decisione, esprime la volontà del prevalere sulla durezza realtà a favore della purezza dell’immagine onirica secondo un Codice Alchemico che compare sempre nella sua significativa forma unita, compatta e concreta al tempo stesso, ma pur sempre intima. Nel Vandelli artista la formula espressiva è un cifrato con il quale farsi riconoscere o meglio firmarsi, per una ricerca della propria identità coraggiosa, perché rischia al contempo di non essere riconosciuto in quanti emotivamente criptato.
«Illuminazioni fulminee, rivelazioni approdate istantaneamente sul supporto nella loro completezza, costituiscono una sorta di anticamera ispirativa per approdare a un’esecuzione che progredisce segno dopo segno, campitura dopo campitura. Sono passaggi dove Marcello Vandelli si attiene al suo codice alchemico, e dove gli ingredienti basilari sono rappresentati dalla convivenza equilibrata di rabbia e di allegria, di sogno e di realtà. Sono momenti esecutivi che rappresentano un gioco delle parti su un palcoscenico allusivo, di cui solo l’autore possiede la chiave d’accesso. Queste composizioni di arcane simbologie esprimono il dettato che proviene da tensioni intime inarrestabili, senza le quali Marcello Vandelli non potrebbe portare a compimento dipinti di simile fattura immaginifica. Egli infatti agisce secondo un suo codice cromatico, che è poi il riflesso materico delle sue inquietudini.» |
(Paolo Levi) |
La Funzione Entropica
Per il Vandelli, l’arte è uno strumento comunicativo in cui l’informazione deve essere simbolista ed iconica, ovvero deve indurre sensazioni immediate, entusiastiche, vitali, ma anche crude e pseudo scioccanti, per evitare ogni impedimento alla chiarezza ed all’univocità dell’emotività nell’astante, considerando che maggiore è la funzione entropica, minore è la quantità di emozioni trasmissibili con forza comunicativa. L’entropia è una funzione che nel tempo tende alla disgregazione ovvero alla nullità dell’emotività; per il Vandelli è quindi necessario seguire sempre nuovi ritmi vitali in cui la fantasia non deve avere limiti nello spazio e nello stile del dipinto, in cui è la provocazione del colore che trascende il quotidiano, la noia ed il contraddittorio del bizzarro sociologico.
La Teoria dei Pesci
Con la sua omonima installazione, il Vandelli ha annunciato la sua Teoria dei Pesci, secondo la quale non occorre affatto dare spiegazioni all’arte, ovvero al suo messaggio intrinseco, poiché essa è paragonabile a quel mondo a parte dei pesci i quali non si fanno domande. Per il Vandelli è quindi possibile incelofanare le opere e la loro stessa espressione artistica: il mondo di Vandelli come quello dei pesci. La metafora vandelliana rientra quindi nel dualismo tra apparenza ed essenza. Il simbolismo in questo caso indica che non ha importanza alcuna essere un pesce piccolo o grande, esistente in un acquario o nell’oceano. I dualismi del pesce grande in un piccolo acquario oppure del pesce piccolo nell’oceano, sono equivalenti.
L’Equivalenza Vandelliana
L’equivalenza vandelliana è in corollario alla Teoria dei pesci, ed identifica quindi la metafora delle sensazioni di gioia, quella intima che si prova stando di fronte ad un qualsiasi mare od oceano, ed identificativa di una delizia per un mondo luminoso, libero ed indipendente dalla stretta realtà, pauperamente logica ed oggettiva, che viene perciò trasposta nella metafisica, in cui la sensibilità e la percezione sensoriale sono indipendenti sia dall’osservatore che dall’ambiente in cui giace l’opera, ovvero sia rispetto al tempo che allo spazio, in quanto l’opera è costante materialità pura fotocromatica.
La dizione Maledetto Angelico
Vandelli è stato definito dalla critica un poeta maledetto angelico, per il suo osare sospeso tra l’equilibrio del rispetto sociale e l’intimismo puro a toni rasserenanti ed angelici. L’animo del Vandelli è inquieto, caratterizzato da un dualismo che è un moto tra angoscia e giocosità. Il suo animo è contemporaneamente quello di un fanciullo e di un uomo che vive al presente il suo passato, e che lo aiuta a donare la sua interiorità che metabolizza l’angoscia e la tramuta in creazione artistica.
Ne consegue che il suo linguaggio artistico giace in una poetica dai toni profondi, intrigati ed intriganti, che spingono l’artista prima e l’osservatore dopo, a riflettere ed interrogarsi, ovvero a confrontarsi con sé stesso e con la propria interiorità. L’estro è creativo, la materia è colore cromatico, lo scenario è sperimentazione che non ha mai fine, il futuro è evoluzione, poiché Vandelli gioca con i ricordi senza volto per raccontare gli stati d’animo. Da artista POP-ART, colto ed eclettico, egli osserva e filtra gli interpreti delle avanguardie artistiche ma non li assorbe, perché cerca costantemente la sua identità mediante il suo linguaggio che è unico, così come unica è la sua interiorità che si traspone con una chiara e ben identificabile stilistica, acclamata dal suo sempre più vasto pubblico e ben celebrata dalla critica.
https://it.wikipedia.org/wiki/Marcello_Vandelli
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